Ci viene incontro la tecnologia. Ma anche un concetto nato nel 1985 grazie all’architetto americano Ronald L. Mace: il concetto di #UniversalDesign, da cui si è poi sviluppato un altro pensiero molto interessante, ovvero Design for All (design per tutti).
Universal design è il termine per indicare quel tipo di progettazione di ambienti, edifici ma anche prodotti che siano di per sé accessibili a ogni categoria di persone, al di là dell’eventuale presenza di una condizione di disabilità (fonte wikipedia).
Se un ambiente è accessibile, utilizzabile, comodo e piacevole da usare, chiunque può beneficiarne, con diverse abilità o disabilità.
Il nostro obiettivo è proprio questo. Realizzare una casa che sia accessibile a chiunque, attraverso l’applicazione dei 7 principi base dello Universal Design:
- Equità: utilizzabile da chiunque il più possibile allo stesso modo, al fine di evitare categorizzazioni o segregazioni.
- Flessibilità: si adatta alle diverse abilità, preferenze e necessità. Un esempio che esula dalla disabilità? Il fatto che un prodotto sia studiato sia per mancini sia per destrimani.
- Semplicità: un uso semplice e intuitivo. La soluzione più semplice è sempre la migliore. Lo scopo del prodotto è facile da capire, indipendentemente dell’esperienza, conoscenza, abilità linguistiche o livello di concentrazione possibile dell’utilizzatore.
- Percettibilità: trasmette le effettive informazioni sensoriali, qualsiasi siano le condizioni ambientali o le capacità sensoriali dell’utente. Il mittente trasmette il messaggio in modo tale che possa essere effettivamente acquisito dal destinatario, qualsiasi siano le sue competenze.
- Tolleranza all’errore: minimizza i rischi o azioni non volute causate da utilizzi non corretti dell’oggetto.
- Contenimento dello sforzo fisico: l’oggetto deve essere utilizzato con il minor sforzo fisico, in termini di forza richiesta per l’operazione ma anche in termini di ripetitività della richiesta.
- Misure e spazi sufficienti: indipendentemente dalle dimensioni del corpo, postura e mobilità, lo spazio è idoneo per l’accesso e l’uso.
I partner del progetto
La nostra famiglia è a Impatto Zero®. Il nostro impatto ambientale è compensato mediante crediti di carbonio generati da interventi di creazione e tutela di foreste in crescita in Madagascar.
Impatto Zero è il progetto di LifeGate che calcola, riduce e compensa le emissioni di CO2di attività, prodotti, eventi, stili di vita mediante crediti di carbonio del settore forestale o da progetti di efficienza energetica.
Il progetto Impatto Zero®
- quantifica, attraverso una valutazione dell’impatto ambientale, le emissioni di anidride carbonica (Kg di CO2 equivalente) immesse in atmosfera da qualsiasi attività, prodotto, servizio, evento, stili di vita;
- propone progetti e azioni volte a ridurre le emissioni di CO2 attraverso strategie di ottimizzazione delle risorse e riduzione dei consumi,
- compensa la CO2 residua mediante crediti di carbonio del settore forestale e da progetti di efficienza energetica.
Il progetto si avvale di partner scientifici specializzati in Carbon Footprint e in LCA (Life Cycle Assessment – ciclo di vita del prodotto) per il calcolo dell’impatto ambientale e della collaborazione di Parchi e Riserve per le attività di riforestazione, conservazione e tutela di aree boschive in crescita.
Dal 2002 a oggi, oltre 1.000 aziende ed enti hanno scelto di aderire al progetto per ridurre e compensare l’impatto ambientale delle proprie attività, dei propri trasporti, di eventi o di prodotti e servizi, tanto che oggi sono sul mercato oltre 400 milioni di prodotti con il marchio Impatto Zero®.